Ci sono uscite didattiche che durano il tempo di un biglietto e altre che cambiano il modo in cui una comunità scolastica guarda a sé stessa.
Il 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, appartiene alla seconda categoria: circa 15mila studenti delle scuole secondarie sono entrati in sala per vedere “Ambra Sabatini – A un metro dal traguardo”, ma a muoversi non è stata soltanto la platea, è stata l’idea stessa di educazione civica come esperienza viva, incarnata in una storia vera.
Dietro a quella mattinata di cinema c’è un lavoro di progettazione che interpella direttamente dirigenti e docenti: come si costruisce un percorso che tenga insieme emozione, riflessione e responsabilità educativa, senza scivolare nella retorica dell’“eroina che ce l’ha fatta”.
Per comprendere la portata di questa operazione bisogna partire dal film, ma andare oltre il film. La vicenda di Ambra Sabatini – l’incidente stradale, l’amputazione, l’oro e il record mondiale nei 100 metri a Tokyo, il percorso verso Parigi 2024 – è già nota a molti studenti, che l’hanno vista nei social e nei notiziari sportivi.
In sala, però, quella storia cambia forma: diventa un “testo” complesso, che chiama in causa la relazione con il corpo, la gestione del fallimento, il tema della sicurezza stradale, il rapporto fra tecnologia e limite umano, il modo in cui i ragazzi si vedono e vengono guardati quando qualcosa “va storto”. Un programma che, da solo, deve reggere questo carico simbolico: contesti, mediazioni, domande giuste al momento giusto.
È qui che entra in gioco il nostro supporto, ed è qui che l’operazione assume un valore specifico per chi guida le scuole. Non si tratta solo di aver promosso un film, ma di aver curato quelle condizioni che permettono a dirigenti e docenti di farne un’occasione di apprendimento intenzionale: una videointervista ad Ambra pensata per il mondo della scuola e un kit didattico gratuito che offre piste di lavoro su inclusione, sicurezza stradale, resilienza, competenze emotive e orientamento.
Per un dirigente, questi materiali significano poter collocare l’iniziativa nel PTOF, nella programmazione di educazione civica e nel piano annuale delle attività non come evento “spot”, ma come segmento di un percorso verticale che intreccia discipline, life skills e benessere a scuola.
In un sistema già sovraccarico di adempimenti, ciò che spesso manca non è la volontà, ma il tempo per trasformare le buone idee in percorsi didattici sostenibili.
La scelta di affiancare al film strumenti pronti all’uso – schede, proposte di discussione, suggerimenti per l’uso in classe e a casa – va letta in questa chiave: alleggerire il carico progettuale dei docenti perché possano concentrarsi sulle relazioni educative e sulla lettura pedagogica dell’esperienza. Per il collegio docenti significa disporre di un “pacchetto” che dialoga con le linee nazionali sulla disabilità e sull’inclusione, con le normative sulla sicurezza e con il quadro più ampio della media education, ambito in cui il Gruppo è impegnato da tempo con percorsi dedicati al linguaggio audiovisivo e al cinema breve.
C’è poi un dato che interessa in modo particolare i dirigenti: questa iniziativa non è rimasta confinata a poche realtà “virtuose”, ma ha raggiunto numeri da mobilitazione nazionale, con oltre 14–15mila studenti in sala e un tour che prosegue oltre il 3 dicembre.
Questo vuol dire che la partnership tra mondo del cinema, soggetti istituzionali e Gruppo Spaggiari Parma è riuscita a intercettare il bisogno di strumenti concreti per fare educazione all’inclusione e alla fragilità in modo non episodico, ma continuativo.
Per le scuole, aderire a questo percorso significa entrare in un ecosistema in cui la proiezione è solo l’inizio: restano i materiali, restano le domande che gli studenti portano a casa, resta la possibilità di costruire progetti di istituto – su disabilità, sicurezza, sport, cittadinanza digitale – che trovano nel film un catalizzatore e nel supporto di Spaggiari un alleato stabile sul piano metodologico, organizzativo e culturale.