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11/10/25 10.508 min di lettura

La storia dell'IC3 di Modena, raccontata da Daniele Barca: dalla pandemia fino al primo curricolo di AI per ragazzi

La storia dell'IC3 di Modena, raccontata da Daniele Barca: dalla pandemia fino al primo curricolo di AI per ragazzi
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Abbiamo avuto modo di dialogare virtualmente con Daniele Barca nel suo ufficio a Modena. Alle sue spalle si intravede una libreria ricca di testi dedicati alla pedagogia e all'innovazione tecnologica. Di fronte a noi, lo sguardo determinato di chi coordina una comunità educante allargata che immagina il futuro dell'istruzione e sceglie ogni giorno di costruirlo, passo dopo passo, nel presente.

Daniele Barca e tutto il suo gruppo guidano una trasformazione collettiva che sta rendendo l'Istituto Comprensivo 3 di Modena un vero laboratorio di innovazione. Quando gli si propone di definirlo l'artefice di questa rivoluzione, lui sorride e scuote la testa con fermezza, spostando immediatamente il focus dal singolo alla comunità educante allargata che rende possibile ogni innovazione.

"Noi pensiamo sempre alla scuola innovativa come qualcosa che cambia, la scuola del futuro eccetera", dice con la passione che caratterizza ogni sua parola. "Ma in realtà il vero tema è provare a fare una scuola contemporanea del presente, perché noi andiamo tutti i giorni a scuola, i ragazzi vivono oggi."

È proprio questa attenzione al "qui e ora", condivisa da una rete di persone che va ben oltre le mura scolastiche, che ha ispirato la realizzazione di quello che oggi è considerato uno degli approcci educativi più innovativi in Italia: le STEAM’s Sisters, cinque percorsi che hanno saputo trasformare una crisi globale in un'esperienza di crescita e di apprendimento senza precedenti.

Quando la pandemia divenne maestra di una comunità allargata

Era marzo 2020. Mentre l'Italia si chiudeva in casa e la scuola italiana si trovava catapultata nell'era digitale senza preparazione, l'IC3 di Modena stava già sperimentando qualcosa di rivoluzionario. La comunità educante guidata da Barca - che include non solo docenti storici e giovani educatori, ma anche esperti universitari, ricercatori e famiglie che credono nel progetto - aveva capito che la crisi poteva diventare il catalizzatore di un cambiamento che covava da anni.

"La pandemia, per chi ha voluto, è stata un'occasione straordinaria", racconta Barca con gli occhi che si illuminano al ricordo di quei mesi frenetici. "Abbiamo capito, come comunità educante allargata, che dovevamo riportare la scienza, la natura con il sapere, metterli insieme utilizzando gli strumenti digitali non solo per parlarci e conoscerci, ma anche per andare verso saperi differenti."

In questo processo è stato fondamentale l'accompagnamento del professor Piergiuseppe Ellerani dell'Università di Bologna, che sin dai primi mesi della pandemia ha fornito il puntello pedagogico alle scelte innovative della scuola, traducendo intuizioni educative in solide basi teoriche.

Da quella intuizione collettiva, sostenuta scientificamente e condivisa dalle famiglie, nacquero le STEAM’s Sisters: Mary, Maia, Frida, Marghe e Lucy. Cinque nomi femminili che nascondono una strategia pedagogica sofisticata, frutto del lavoro di una vera e propria comunità di pratica che unisce educatori con decenni di esperienza, giovani che hanno scelto di raggiungere Modena per far parte di questa esperienza unica, esperti universitari e genitori che hanno abbracciato la visione innovativa.

"Abbiamo creato, insieme alla nostra comunità allargata, le STEAM’s Sisters, percorsi multidisciplinari corrispondenti ai campi di esperienza per l'infanzia e 'contenitori' di competenze plurime nella scuola dell'obbligo", spiega Barca, sottolineando sempre il carattere collettivo dell'innovazione. "Sorelle e con nome femminile per rimarcare l'attenzione all'apprendimento delle STEAM nelle differenze di genere, un approccio che è stato possibile solo grazie al contributo di esperti che hanno nutrito di vita ogni singolo percorso."

Ogni "sorella" rappresenta un universo di competenze sviluppato dalla comunità educante: Mary incarna l'intelligenza sociale ed emozionale, Maia quella naturale per le scienze, Frida l'intelligenza creativa e artistica, Marghe la comunicazione e i media, e Lucy - la più rivoluzionaria - l'intelligenza artificiale.

Lucy: il frutto di una collaborazione straordinaria

Quando Barca parla di Lucy, la sua voce assume un tono diverso. Non è più solo entusiasmo, ma l'orgoglio di chi ha visto nascere qualcosa di straordinario dalla collaborazione tra mondi diversi.

"Lucy è un progetto didattico STEAM che nasce con l'obiettivo di creare un curricolo di intelligenza artificiale per la scuola secondaria di primo grado, attivo dall'anno scolastico 2020/2021", spiega, "ma è importante sottolineare che Lucy non sarebbe esistita senza Pietro Monari, che possiamo considerare il vero papà del progetto. È lui che ha saputo tradurre la complessità dell'intelligenza artificiale in un percorso didattico accessibile ai nostri ragazzi."

Il nome non è casuale. Lucy deriva dall'omaggio al famoso scheletro di Australopithecus afarensis scoperto nel 1974, un simbolo di evoluzione che la comunità educante dell'IC3 ha scelto con precisione chirurgica, supportata dalle competenze scientifiche di chi studia l'evoluzione della tecnologia e della pedagogia.

"Proprio come Lucy rappresenta uno stadio evolutivo dell'uomo, l'IA è oggi a un preciso livello di sviluppo, che si modifica nel tempo e nella complessità", dice Barca. "Studiare l'intelligenza artificiale richiede lo sviluppo della capacità di comprendere il tempo presente con resilienza e dinamicità, e questo è possibile solo quando si lavora in rete con esperti che sanno guidare educatori e studenti in territori inesplorati."

Insegnare intelligenza artificiale a ragazzi di 11-13 anni significa costruire un percorso condiviso che coinvolge docenti formati insieme, un solido framework pedagogico, solide basi teoriche e il sostegno di genitori pronti a far vivere ai propri figli un’esperienza educativa nuova. Gli studenti imparano così a programmare chatbot, riflettere sull’etica degli algoritmi e sviluppare progetti di machine learning: una realtà concreta nelle aule dell’IC3, resa possibile da una comunità educante unita e aperta all’innovazione.

Marghe e la rivoluzione collettiva della comunicazione

Se Lucy rappresenta il futuro, Marghe incarna il presente della comunicazione digitale. E anche qui, la rete di competenze che gravita attorno all'IC3 ha saputo creare qualcosa di unico.

"Marghe viene da Margherita di Provenza", spiega Barca. "La Provenza era un po' il centro culturale dell'Europa nel Medioevo e quindi l'idea, sviluppata insieme ai nostri docenti e agli esperti di comunicazione e media che ci accompagnano, è proprio di lavorare sulla comunicazione. Dentro il percorso che prende il nome di Marghe c'è la web radio e la web tv gestite direttamente dagli studenti, con il supporto di educatori e professionisti che hanno saputo reinventare il proprio ruolo."

Il progetto si sviluppa in un crescendo triennale che trasforma gradualmente gli studenti da spettatori a creatori di contenuti, ma soprattutto è sostenuto da genitori che hanno compreso l'importanza di questa competenza e da esperti che hanno nutrito di vita ogni aspetto del percorso. "È un modello che richiede il coinvolgimento di tutta la comunità educante, non solo della scuola", precisa Barca.

La filosofia condivisa della crescita collettiva

Mentre la nostra conversazione si avvia verso la fine, chiediamo a Barca quale sia il segreto dell'approccio educativo della sua comunità. La sua risposta mi colpisce per come riesca a descrivere una filosofia che abbraccia davvero tutti gli attori del processo educativo.

"L'approccio che adottiamo con i nostri studenti è simile a quello del film 'Big Fish': tenuto in un piccolo vaso, il pesce rosso resterà piccolo mentre in uno spazio maggiore può raddoppiare, triplicare, quadruplicare la sua grandezza", dice. "Ma questo spazio maggiore non è solo la scuola: sono le famiglie che credono nel progetto, sono gli esperti universitari che ci accompagnano, sono i ricercatori che mettono a disposizione le loro competenze. È una comunità educante che cresce insieme."

"L'idea da cui siamo partiti, ormai nove anni fa, era quella di lavorare come comunità allargata sulla responsabilità e l'autonomia dei ragazzi e delle ragazze. Si lavora moltissimo, tutti insieme - docenti, famiglie, esperti -, sulla capacità dello studente di prendere in mano la propria vita."

Questa visione condivisa ha portato a scelte concrete: la scuola ha adottato il modello DADA (Didattiche per Ambienti di Apprendimento). In questo modello, sono gli studenti a spostarsi tra aule-laboratorio dedicate, simbolo di un cambiamento pedagogico profondo e partecipato dall’intera comunità educante.

L'eredità di una comunità visionaria

 

L’IC3 di Modena è il risultato di una comunità educante allargata che ha collaborato per costruire qualcosa di straordinario. Docenti esperti e giovani educatori hanno raccolto la sfida dell’innovazione, supportati da esperti che hanno dato solidità teorica alle idee, da Pietro Monari per il progetto Lucy, da specialisti che hanno dato vita alle STEAM’s Sisters e, soprattutto, da genitori che hanno condiviso una visione educativa innovativa partecipando a un’esperienza pedagogica senza precedenti. Oggi la scuola è Polo Didattica Digitale nazionale, le sue metodologie sono studiate e replicate in Italia e i progetti hanno attirato attenzione istituzionale e aziendale, ma per Barca il vero orgoglio resta il successo collettivo della comunità.

 

"Il carattere innovativo di questo progetto pilota ha già acceso l'attenzione di interlocutori nazionali e internazionali, istituzionali e privati, interessati a tradurre il programma didattico in un format con respiro più ampio, replicabile al di fuori del contesto regionale", mi dice, "ma quello che rende tutto questo possibile è la comunità educante straordinaria che lavora ogni giorno con noi: docenti, esperti universitari, ricercatori, genitori che hanno scelto di credere in questo progetto. La cosa più bella è vedere come tutti noi, insieme ai nostri ragazzi, siamo diventati protagonisti di un apprendimento condiviso, dove cresciamo tutti insieme - bambini, famiglie, educatori, esperti - con responsabilità e passione."

In un panorama in cui l’innovazione educativa viene spesso evocata ma raramente attuata, l’IC3 di Modena e la comunità educante coordinata da Daniele Barca dimostrano che il cambiamento è possibile, qui e ora, grazie a una visione condivisa e a competenze complementari. Ogni giorno, esperienza, energia, ricerca, tecnologia e la fiducia delle famiglie si intrecciano per dare vita a una rivoluzione silenziosa ma concreta nella scuola.

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