Come l'Istituto Sperone Pertini trasforma la periferia di Palermo in comunità educativa attraverso innovazione didattica, digitale e inclusione.
Nel cuore di Palermo, dove la periferia sud-est rappresenta uno dei quartieri più complessi della città, esiste una scuola che ha scelto di fare della marginalità un punto di forza.
L'Istituto Comprensivo Statale Sperone Pertini, guidato dalla dirigente Antonella Di Bartolo, ha trasformato quella che rischiava di essere un'istituzione allo sbando in un laboratorio di innovazione didattica e un presidio di cambiamento sociale. Accompagnati da una squadra di oltre mille trecento studenti dai tre ai quattordici anni, insegnanti, collaboratori e famiglie, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare una visione di scuola che mette al centro non solo l'apprendimento, ma la dignità, la cittadinanza consapevole e la speranza.
Una Pratica Didattica Radicata nel Territorio
La prima domanda che abbiamo rivolto alla dirigente è stata naturale: quale pratica didattica l'ha ispirata maggiormente?
«Sicuramente sono tutte le pratiche che ci portano a essere coerenti rispetto a quello che facciamo dentro la scuola e fuori dalla scuola», risponde Di Bartolo con la convinzione di chi ha costruito questa filosofia giorno dopo giorno. «Non esiste nessuna pratica didattica nostra che non sia costruita avendo come riferimento il quartiere, il territorio».
È un'affermazione che racchiude l'intera missione dell'Istituto Sperone Pertini. La scuola non esiste in una bolla, isolata dalla realtà che la circonda. Essere alla periferia sudest di Palermo significa confrontarsi quotidianamente con sfide concrete: deprivazioni economiche, limiti culturali nelle famiglie, condizioni sociali che rendono difficile essere bambini in un quartiere dove il margine non è solo una posizione geografica, ma spesso una condizione esistenziale.
«Siamo una squadra composta da insegnanti, collaboratori scolastici, assistenti amministrativi», sottolinea Di Bartolo. «Ma la squadra non è formata soltanto da persone che lavorano a scuola. Sono i bambini, le bambine e i loro genitori. Siamo in 1320 bambini e bambine dai 3 ai 14 anni e dai loro genitori».
Il Digitale come Ponte verso il Mondo
La tecnologia, nella visione della dirigente, non è un fine in sé, ma uno strumento strategico per combattere l'isolamento e ampliare gli orizzonti. Quando le abbiamo chiesto come la tecnologia sta cambiando il modo di insegnare e imparare nella sua scuola, la risposta è stata particolarmente illuminante.
«La tecnologia ha un ruolo fondamentale proprio per la nostra posizione geografica. Essendo in un quartiere al margine, con deprivazioni educative e limiti economici e culturali nelle famiglie, il digitale costituisce davvero delle autostrade, dei ponti verso altre situazioni, altri luoghi, altri punti di vista».
Non è una visione puramente strumentale del digitale. Per Di Bartolo, la questione centrale è come la tecnologia possa permettere ai ragazzi di «spostarsi e di vedere il mondo pur rimanendo nel quartiere Sperone, coltivando la loro voglia di sperimentarsi altrove, di conoscere l'altrove e spesso anche di conoscersi meglio proprio grazie alle prospettive che offre il digitale».
Dal Rischio di Chiusura al Massimo dell'Affluenza
Uno dei dati più significativi emersi dall'intervista riguarda la trasformazione concreta della scuola. Quando Antonella Di Bartolo è arrivata, l'Istituto rischiava la chiusura. Oggi registra il massimo dell'affluenza e una partecipazione della comunità che cresce anno dopo anno. Come è stato possibile?
«L'innovazione in classe e le sfide in realtà non finiscono mai, come è giusto che sia», spiega Di Bartolo con pragmatismo. «Avendo bambini e bambine davanti e crescendo insieme a loro, è anche bello sperimentarsi in modi nuovi e sperimentare pratiche didattiche anche con l'ausilio del digitale in modo innovativo».
Ciò che colpisce è l'enfasi sulla dimensione collettiva: «Essendo squadra, con tante persone che ragionano su come portare innovazione fuori e dentro le aule, è bello che ci sia questo pensiero condiviso e comune. Con l'apporto di tutte le persone riusciamo anche a trarre il meglio dal digitale sia in termini di dispositivi, sia in termini di possibilità».
Sicurezza e Consapevolezza Digitale: Una Responsabilità Condivisa
Una delle sfide contemporanee più urgenti è quella di educare gli studenti a un uso critico e sicuro della tecnologia. Quando abbiamo affrontato questo tema, Di Bartolo ha rivelato un approccio olistico, che coinvolge bambini, docenti e famiglie.
«Affrontare il digitale in modo sicuro e consapevole è una situazione che noi non affrontiamo soltanto con i bambini e le bambine, perché iniziano davvero a prestissimo a usare il digitale e, ahimè, anche i social network. È qualcosa che affrontiamo anche con i genitori».
Il focus è sulla prevenzione attraverso il dialogo: «Noi abbiamo una struttura interna con referenti per l'uso sicuro del digitale e abbiamo regolamenti, ma soprattutto abbiamo l'attenzione, il dialogo costante con ragazzi e ragazze, bambini e bambine e i loro genitori».
Conclude Di Bartolo con una riflessione profonda: «Dobbiamo imparare insieme ai nostri bambini e alle nostre bambine a usare in modo sicuro tutte le meravigliose opportunità che il digitale offre e lo dobbiamo fare con spirito di ricerca. Il digitale è sempre in continua evoluzione e noi non dobbiamo rimanere indietro per trarre il meglio, lasciando da parte quello che non ci interessa, ma soprattutto che può nuocere».
La Comunicazione come Competenza Chiave
Quando abbiamo chiesto quale competenza la scuola italiana dovrebbe coltivare ancora di più, Di Bartolo ha dato una risposta che sorprende per la sua attualità: la competenza comunicativa.
«La scuola italiana dovrebbe coltivare la competenza comunicativa che può declinarse in tanti modi e intercetta il digitale, ma non solo. La competenza comunicativa è quella che ti facilita nell'essere persona, nell'essere cittadino e cittadina, nell'essere proattivo, nel comunicare in modo efficace e in maniera non ostile. È un tema molto attuale rispetto a quello che si verifica non soltanto a Palermo, ma un po' dappertutto».
La sua intuizione va al cuore di una società frammentata: nella comunicazione interpersonale, sostiene Di Bartolo, «noi ci giochiamo la nostra umanità».
La Scuola come Luce nella Periferia
Sulle possibilità di una scuola di impattare positivamente su ambiente e società, la dirigente offre un'immagine poetica ma carica di significato.
«La scuola può essere luce. La scuola è luce anche dove ci sono ferite. Quando la scuola è luce, le ferite diventano feritoie attraverso cui questa luce penetra e fa risplendere le luci che già ci sono nei territori e anche nei quartieri più complicati».
È una visione che trasforma il concetto di "scuola di periferia" da luogo di deficit a luogo di potenzialità. Di Bartolo racconta di come l'Istituto lavori sul concetto di "Rosalia Ribelli" – una rivisitazione della Santa Patrona di Palermo che si è ribellata a un destino scritto da altri.
«Coltivare Rosalia Ribelli vuol dire prendere posizione, non adeguarsi, non rassegnarsi a come stanno le cose. Non essere ribelli nel senso di alzare la voce o, meno che meno, le mani, ma alzare la testa. A testa alta farsi strada del mondo attraverso i propri talenti e i propri desideri».
La Creatività come Linguaggio Universale
Una delle scoperte più interessanti emerge quando parliamo di creatività. Nella scuola dello Sperone Pertini, laboratori musicali, teatrali, cinematografici e artistici non sono attività "extra", ma parte integrante di una strategia didattica comprovata.
«Coltivare creatività nella scuola vuol dire fare in modo che ciascun bambino e ciascuna bambina trovi il proprio linguaggio, trovi all'interno dell'esperienza scolastica qualcosa in cui sente che suona con il proprio ritmo», spiega Di Bartolo.
I numeri raccontano una storia impressionante: tredici anni fa, il tasso di dispersione scolastica era del 27,3%. In dieci anni è stato ridotto all'1%.
«Ma non perché c'è stato qualcosa di eroico», precisa la dirigente con umiltà. «C'è stato uno sforzo di intercettare tutti, di andare a trovare, di disegnare misure di sistema, ma anche quasi abiti cuciti apposta, opportunità create apposta, affinché ciascuno potesse trovarsi a proprio agio nel proprio ruolo, nel proprio luogo a scuola. Trovare la scuola come casa, una casa in cui non hai timore di esprimere le tue potenzialità. Anzi c'è quasi una sollecitazione a trovare le tue corde e farle suonare».
La Piazza che Non c'è: La Scuola come Spazio di Comunità
Verso la conclusione dell'intervista, abbiamo chiesto a Antonella Di Bartolo quale scena vorrebbe girare se la sua scuola fosse un film. La risposta rivela la profondità della sua visione.
«La cosa bella è che la scuola è diventata piazza in un quartiere che non ha piazze, ha soltanto crocevia. Mi piacerebbe girare un film in cui nella piazza della scuola si incrociano tante vite, tanti sogni e si perseguono quei sogni. Seguire questi fili narrativi legati alle persone, ai desideri, alle potenzialità e vedere come vanno a finire. Sperando ovviamente nell'epilogo felice».
Conclusione: Una Lezione per l'Intera Italia
L'intervista con Antonella Di Bartolo non è stata soltanto un'occasione di approfondimento sulla scuola innovativa o sulla didattica digitale. È stata un'esperienza di conoscenza di come la visione, il coraggio e la dedizione di una singola persona – supportata da una comunità che crede negli stessi valori – possono trasformare radicalmente la realtà.
In un momento in cui le periferie sono spesso raccontate come zone di degrado o abbandono, la storia dell'Istituto Sperone Pertini ricorda che la scuola può essere il cuore pulsante di una rinascita civile, culturale e umana. Non attraverso programmi calati dall'alto, ma attraverso l'ascolto, l'innovazione consapevole, la creatività e la costruzione di comunità.
Come conclude Di Bartolo stessa: «La scuola di periferia può insegnare a tutta l'Italia».
Per approfondimenti:
Istituto Comprensivo Statale Sperone Pertini, Palermo
Progetto "Rosalia Ribelli" – Educazione alla cittadinanza attiva
Laboratori digitali e creativi – Modello di inclusione scolastica
Scopri l'intervista completa a Antonella Di Bartolo nella nuova puntata di Fuori Classe, il podcast di Gruppo Spaggiari Parma disponibile su YouTube.




